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Progetti :: Adozioni in Libano


PROSOLIDAR a BEIRUT per verificare l'andamento del progetto che l'ONG AUXILIA sta portando avanti

70 ragazze e ragazzi dai 7 ai 16 anni sono tornati a casa, con il sostegno del nostro Fondo
Un viaggio di poche ore per attraversare una barriera, fatta di paura, ricordi di assassini eccellenti, una guerra civile, milizie armate per strada, ma anche e soprattutto di grandi speranze.

Beirut, un nome che evoca caos, guerra, odio, auto-bombe, conflitti insanabili, tradimenti e un brivido sale lungo la schiena appena atterrati, con il cartello di "Benvenuto all'aeroporto Hariri", il leader assassinato mentre stava uscendo dall'albergo più famoso di Beirut, l'hotel St Georges, che si intravede dalla stanza dell'albergo dove sto scrivendo questa nota. Lo scopo del viaggio è un altro: incontrare il dr. Assaad Nasr per sapere come sta andando il progetto ed incontrare una delle famiglie che Prosolidar sta aiutando ad andare avanti e a consentire di riprendersi un bambino dall'orfanotrofio, ove è stato inserito per necessità. Assaad, Presidente di Auxilia, la Ong nostra partner, è un dentista e professore all'Università di Beirut. Facendo appello alla diaspora libanese, raccogliendo fondi in diverse città europee ed americane, Auxilia sta facendo un ottimo lavoro per aiutare le persone in maggiori difficoltà. Il Libano è un Paese di grandissime contraddizioni e differenze sociali. E' il Paese che ha, ovviamente dopo Gaza e la Cisgiordania, il più alto tasso di disoccupazione del Mediterraneo, circa il 30% della popolazione attiva. La povertà è diffusissima e il costo della vita molto alto, relativamente alla media dei salari. Se viene a mancare un genitore, normalmente il padre, la famiglia precipita immediatamente nell'indigenza, perchè le donne di questa classe sociale non hanno nè la preparazione sufficiente, nè le conoscenze indispensabili per poter svolgere in Libano un lavoro decente e dignitoso. Spesso hanno più di un figlio e l'unica soluzione per loro è metterli in un orfanotrofio, ove almeno possono contare su due pasti al giorno. Quei due pasti, la retta scolastica, le cure mediche, l'assistenza sociale e psicologica li garantisce il nostro Fondo e questi piccoli e questi giovani possono così ritornare nelle loro famiglie ed avere una vita quasi normale, perchè qui in Libano il diritto ad una vita normale è complesso e difficile da ottenere.

La normalità è la speranza di un futuro migliore. Fra pochi giorni ci saranno le elezioni generali, nessuno lo dice, ma si teme un plebiscito a favore di Hezbollah. Nonostante questo la vita continua con il suo ritmo mediorientale, le persone fanno jogging sul lungomare, si continuano a vendere le ciambelle al sesamo e le spremute di arancia per strada. Ognuno però, in cuor suo, coltiva la speranza di vedere, un giorno il suo Libano, quello che ormai due generazioni non hanno mai conosciuto e che vivono di racconti, ma anche di tanti simboli, come lo scheletro del vecchio St.Georges, inquietante e tetro, che porta ancora su di sè il ricordo di quel lunedì 14 febbraio del 2005. Ne riparleremo

 

Edgardo Maria Iozia

Presidente di Prosolidar