PER RICEVERE LA NEWSLETTER PER CONTATTARCI
SCRIVI ALLA REDAZIONE | SEGNALA AD UN AMICO | STAMPA

Progetti :: TDH Siria

Scarica "Prosolidar risponde subito all'appello di TDH in favore dei bambini siriani"

Prosolidar risponde subito all'appello di TDH in favore dei bambini siriani

----
Una catastrofe umanitaria si sta consumando sotto gli occhi di tutti noi. La comunità internazionale è annichilita dai veti incrociati che le politiche delle grandi potenze giocano nell'area ed è incapace di imporre al regime siriano un cessate il fuoco umanitario. Le cronache raccontano di episodi di violenza e brutalità contro donne e bambini. Crimini contro l'umanità . Il nostro piccolo gesto vuole essere anche una testimonianza civile di solidarietà al popolo siriano.

(un breve estratto dal progetto di Terre des hommes)

UN AIUTO IMMEDIATO AI BAMBINI DELLE FAMIGLIE DEI PROFUGHI SIRIANI IN LIBANO

Beirut, Libano, 9 marzo 2012.

Dopo le rivoluzioni e la successiva caduta dei regimi in Tunisia e Egitto, il movimento di protesta, da molti definito “primavera araba” si estende anche verso la Siria di Assad Al-Bashar a partire dal 15 marzo 2011. Esattamente come negli altri paesi, la risposta del governo è stata fin da subito violenta al fine di scoraggiare ulteriori proteste. La violenta repressione ha portato anche ad una progressiva trasformazione delle azioni della opposizione siriana che, da qualche mese, hanno assunto anche la forma di azioni armate e sempre più violente contro l’esercito del regime.

Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, in un anno di combattimenti e scontri tra lealisti e ribelli, le vittime sarebbero almeno 8.500, in maggioranza civile. Secondo il direttore dell’osservatorio, Rami Abdel i civili sarebbero 6195, 2263 membri delle forze di sicurezza, di cui 428 soldati disertori.

In un paese in cui la violenza è ormai all’ordine del giorno e in cui gli scontri non sembrano placarsi, diverse sono le famiglie che hanno deciso di allontanarsi per rifugiarsi in un luogo sicuro. Molti di loro decidono di partire in Libano, paese limitrofo dal punto di vista geografico e socialmente e culturalmente simile.

Chi sono le persone che hanno deciso di abbandonare il loro paese, le proprie abitazioni, i famigliari e le scuole per scampare al massacro messo in atto dal regime di Assad? Per la stragrande maggioranza sono famiglie, donne e bambini fuggiti alla ricerca di un riparo e con la forte speranza di poter ritornare alla loro vita in Siria nel più breve tempo possibile. Con questa idea, centinaia di persone si spostano in continuazione dalle zone “rosse” a quelle più sicure all’interno paese stesso per poi, il più delle volte, tentare di oltrepassare la frontiera libanese.

In una situazione così tragica, sapere il numero esatto delle persone che hanno varcato la frontiera è molto difficile, le organizzazioni umanitarie e le istituzioni internazionale stanno lavorando per ottenere informazioni più precise sui rifugiati attualmente presenti in Libano.

Cercare riparo in Libano è certamente la soluzione auspicabile per i cittadini siriani perché spesso e volentieri esistono legami di parentela e di amicizia tra i nazionali dei due paesi, soprattutto per quel che riguarda i villaggi al confine.

Il Libano è però sicuramente una meta difficile dal punto di vista politico: è uno stato che ha molto sofferto negli ultimi anni a causa delle guerre interne ed esterne ed è importante ricordare che questo piccolo paese con una superficie di 10.452 km2 e una popolazione di 4 milioni di abitanti, accoglie da più di 60 anni mezzo milione di rifugiati palestinesi. Un ingresso di migliaia di persone sul territorio nazionale potrebbe inoltre avere importanti conseguenze sul precario equilibrio confessionale preesistente. La popolazione locale ed il governo sono determinati a conservare la pace alla quale sono giunti dopo decine di anni di guerra civile e di violenze; per questa ragione è difficile pensare ad un coinvolgimento a lungo termine da parte del governo libanese nell’accoglienza dei sempre più numerosi rifugiati siriani.